Emergenza Smog - a Milano e in tutta la Pianura Padana l’aria è irrespirabile: la prima causa è il riscaldamento domestico (59%)
Per dare un’idea di questi massimi previsti per legge, questi sono legittimati a livello europeo dalla direttiva 2008/507CE che in Italia è stata recepita con il decreto legislativo 155 del 2010. La legge prevede che per il PM10 non si superino i 50 microgrammi per metro cubo in media in una giornata e che il dato medio annuale non superi i 40 microgrammi al metro cubo; il valore può essere superato per un massimo di 35 volte in un anno.
In questi giorni, a Milano, così come a Torino, Bologna e altre città della Pianura Padana questi valori sono raddoppiati, con una media di PM10 che va oltre i 100 microgrammi al metro cubo (dati: ARPA). Altro dato allarmante riguarda invece le PM2.5 – le polveri sottili più pericolose – che sono risultate pari a 76 microgrammi al metro cubo, superiore al valore giornaliero di 5 microgrammi al metro cubo e di 15 su un periodo di 3-4 giorni indicato dell’OMS.
Le cause dell’inquinamento dell’aria
Le cause dell’inquinamento dell’aria sono molteplici:
- geografica - la Pianura Padana è circondata dalle Alpi e dagli Appennini che riducono il ricircolo di aria e l’afflusso di venti. Questo causa il ristagno di tutti gli agenti inquinanti che rimangono intrappolati nel territorio;
- metereologica - l’assenza di piogge delle ultime settimane e le temperature più alte rispetto alla media stagionale non permettono l’assorbimento della cortina di smog;
- demografica - il Nord è l’area geografica più densamente popolata d’Italia, con la presenza di grandi città come Milano, Bologna e Torino e distretti altamente industrializzati.
In particolare, questo ultimo aspetto porta all’evidenza il dato più forte emerso anche da uno studio di ISPRA (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che attribuisce non solo al traffico e il gas di scarico prodotto dai veicoli la responsabilità dell’emissione nell’aria di sostanze inquinanti ma anche e soprattutto al riscaldamento domestico, che insieme agli allevamenti intensivi, rappresenta la principale causa (59%) dell’inquinamento atmosferico.
Per capire meglio questo dato è necessario introdurre il concetto di particolato e approfondire i sopracitati PM10 e PM2,5.
Cos’è il particolato e perché è dannoso per noi e per l’ambiente
Il particolato, abbreviato in PM, è l’insieme delle sostanze sospese nell’aria che hanno una dimensione fino a 100 micrometri (un micrometro è la millesima parte di un millimetro), considerate gli inquinanti di maggior impatto nelle aree urbane. Si tratta di fibre, particelle carboniose, metalli, silice, inquinanti liquidi e solidi che finiscono in atmosfera per cause naturali o per le attività dell’uomo.
Le polveri più pericolose sono quelle con diametro inferiore a 10 micrometri, il cosiddetto PM10, che è costituito al 60% da particelle con dimensioni inferiori a 2,5 micrometri. Quest’ultime, definite come particolato fine ovvero il PM2,5, definito anche “particolato fine”, rimangono più a lungo nell’atmosfera e per questo respiriamo maggiormente, andando in profondità nei nostri polmoni e aumentando il rischio di patologie gravi.
Il PM10 è quello direttamente emesso dalle sorgenti inquinanti (ad esempio dai tubi di scappamento delle auto): il 59% è dovuto al riscaldamento, il 18% alle auto, il 15% all’industria, mentre il contributo degli allevamenti intensivi è di circa l’1,7% di PM 2,5. Ma questa è una fotografia parziale della realtà. Le polveri, infatti, si formano anche in atmosfera a causa dei processi chimico-fisici che coinvolgono le particelle già presenti. In questi casi si parla di particolato secondario e le percentuali cambiano.
Inoltre, dall’impiego dei combustibili fossili, sia per i trasporti sia per i riscaldamenti e le attività industriali, deriva la produzione di vari composti dello zolfo, alcuni dei quali rimangono a lungo in sospensione nell’atmosfera e ricadono al suolo solo con le piogge. Ci sono poi gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) classificati come cancerogeni, senza dimenticare i composti del carbonio come il monossido di carbonio (CO) e l’anidride carbonica (CO2).
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Nel corso del tempo sono stati avviati numerosi progetti per valutare la qualità dell’aria nella Pianura Padana e i possibili interventi per migliorarla. Tra le iniziative più importanti c’è stato PrepAir, un progetto cofinanziato dall’Unione Europea e con molti partner istituzionali che dal 2007 si è occupato dell’analisi dell’inquinamento dell’aria e delle sue cause principali. Da questo è emerso l’importanza di incentivare il cambiamento verso soluzioni meno inquinanti nelle abitudini di riscaldamenti domestico a biomassa come il pellet per stufe e gas come per le caldaie.
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